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martedì, giugno 13, 2017

La parola leggera

E' giusto o verosimile quanto alcuni credono, e cioè che una accentuazione considerevole della pronuncia possa portare a uno schiacciamento in avanti della voce. Per questo ci sono insegnanti che, pur ritenendo valida la strada della parola, mettono in guardia dall'esagerare e rendere eccessivamente nitida la pronuncia. Però non hanno ragione, il loro punto di vista è parziale e l'analisi del fenomeno è superficiale e quindi errate le conclusioni. Occorre analizzare il fenomeno per chiarire dove sta l'errore. Ripartiamo sostanzialmente da capo; come dico da sempre, noi abbiamo un parlato che è da considerare perfetto se relativo al contesto per cui viene utilizzato, cioè la vita di relazione. Per la nostra vita è sufficiente; se necessita un parlato più preciso ed espressivo occorre uno studio; se occorre un parlato molto più importante, cioè oltreché espressivo anche molto sonoro e ricco di colori, caratteri, sfumature, occorre molto studio e già diventa una prerogativa più limitata. Quando si fa il passo successivo, cioè il canto, la barriera si alza ulteriormente, e di parecchio, specie se intendiamo un canto classico, operistico o concertistico. Questo perché nell'intonazione e soprattutto se in una condizione ambientale impegnativa, perdiamo completamente il rapporto con il parlato e ci mettiamo a urlare, cioè a spingere, pensando che quello sia il canto. Poi ci si mettono le scuole di canto (?) che divulgano l'idea che il canto non c'entri niente col parlato e si conquisti solo con vocalizzi ed esercizi muscolari,  quando addirittura non ne indichino un potenziale pericolo, allontanandosi vieppiù dalla comprensibilità del testo,. E' invece esattamente l'opposto. La parola è il segno distintivo dell'elevatezza conoscitiva dell'uomo, e mitigarla non fa altro che denunciare la pochezza, l'ignoranza e il modesto livello conoscitivo di chi divulga simili ipotesi. Però c'è un però! Come s'è detto, se io perdo il contatto con la "leggerezza" della parola e inizio a premerla e schiacciarla in avanti, ne distruggo o limito fortemente la carica vera e sincera che la collega con la coscienza. Dunque esiste la condizione per cui la parola si può intonare su tutta la gamma propria di un soggetto, si può intensificare, si può sviluppare in senso caratteriale, cromatico, dinamico, espressivo, ecc., il tutto nella LEGGEREZZA, cioè in totale assenza di spinta. Vi è una sola possibilità perché ciò sia fruibile, e cioè mantenere la stessa localizzazione del parlato consueto, cioè l'esterno. Qualunque e qualsivoglia ipotesi, metodologica, empirica, scientifica ecc., che porti la vocalità in una posizione interna, ucciderà istantaneamente questa possibilità e dunque la spinta diventerà necessaria per sopperire a quella mancanza di libertà, unica condizione affinché la voce parlata possa sprigionare tutta la sua potenzialità. Quindi, riassumendo: mantenere la parola nella sua posizione abituale, migliorare la pronuncia fino al suo massimo potere senza premere, senza gridare (quindi senza aumentare vistosamente l'intensità, altrimenti si sarà portati a spingere, quindi mantenersi su un piano/mezzoforte). Queste semplici istruzioni saranno già in grado di accrescere considerevolmente la qualità vocale e il suo spessore. Fare scioglilingua, pronunciare con attenzione e precisione parole complesse, accentare correttamente parole e frasi, pronunciare gli accenti giusti sulle E e sulle O, insomma rivolgersi a una corretta dizione, farà progredire non poco lo studio vocale.

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