Translate

domenica, giugno 27, 2010

Il cambio delle note

Un mio allievo mi chiede: ma le note si cambiano "qui" (indicandomi la laringe)? Alla mia risposta negativa e anche un po' scandalizzata, lui replicava che su un violino, ad es., per cambiare la nota occorre spostare il dito lungo la tastiera, dunque quando nel canto si cambia nota, dove avviene ciò, se non nella laringe, ovvero mediante le corde vocali? Dopo breve discussione ho capito il suo cruccio e ritengo sia bene parlarne perché a molti può venire questo dubbio. Per la verità, come a quasi tutte le domande possibili, la risposta in questo blog e nei vari scritti miei e del m° Antonietti, c'è, però comprendo che non sia facile da trovare.
Lo strumento vocale è difficilmente paragonabile a uno strumento specifico; egli racchiude in sè sia caratteristiche degli strumenti a fiato che a corde. Dunque cominciamo a ricordare che mentre negli strumenti a corda l'esecutore per salire sugli acuti accorcia la lunghezza della corda ponendo il dito nei punti prestabiliti, nella laringe la corda si allunga salendo, ma allungandosi si assottiglia e si tende sempre più.
Ciò che fa cambiare la nota è il riflesso di due azioni, una meccanica e una nervosa: il cervello invia un impulso alla laringe affinché assuma quella determinata postura che permetta la produzione di quella determinata nota (e con con quel colore e intensità volute); entra in moto contemporaneamente anche l'apparato respiratorio che dovrà emettere una corrente d'aria avente caratteristiche di pressione tali da mettere perfettamente in vibrazione le corde alla frequenza voluta. Quindi la prima enunciazione che ne scaturisce è che il cantante a livello di laringe NON DEVE FARE ASSOLUTAMENTE NIENTE! Se il fiato fosse insufficiente o esagerato, la nota verrà stonata o il suono brutto o comunque difettoso, però non è agendo sulla laringe che si risolve. E' vero che talvolta con un difetto si può migliorare l'intonazione, ma sarà comunque una "pezza" indegna di un canto perlomeno accettabile. Allora dove e come si cambiano le note?
Una analogia che sia il M° Antonietti che il sottoscritto spesso usano è quello delle canne d'organo. Ad ogni nota corrisponde una "canna" cioè una forma dello strumento e un determinato quantitativo d'aria. Posto che nello strumento vocale il funzionamento è opposto (nell'organo salendo le canne diventano più piccole, mentre nella voce l'ampiezza aumenta), il concetto nel suo fondamento è lo stesso. Durante la disciplina, è fondamentale "insegnare" al nostro fiato ad alimentare perfettamente ogni suono. Il cambio della nota, allora, si percepirà nettamente esattamente dove noi abbiamo sempre detto, cioè sulle labbra. Cambiando la nota (staccata, cioè non legandola alla precedente), si avvertirà il leggero cambiamento nell'apertura della bocca e nella tensione delle labbra. Come ho già scritto, la "tastiera" del cantante è nella zona della bocca. Esercitando le singole note staccate, ognuna alimentata perfettamente e scevra dalle tensioni delle note precedenti, si imparerà poi a passare da una nota all'altra legandole e senza portarsi la tensione laringea dai suoni precedenti, che è uno dei difetti più diffusi.

mercoledì, giugno 02, 2010

Gli indizi del parlato

Ho letto con piacere che anche Menicucci (a nome della scuola dell'affondo) ripone molta fiducia nel parlato naturale e indichi come importanti i "segnali" che da esso derivano. Scendiamo nello specifico e vediamo praticamente come stanno le cose.
Diciamo subito che non è affatto detto che il parlato dia un'indicazione chiara e univoca della classe vocale di appartenenza. Ci sono cantanti con un parlato molto più chiaro o più scuro di quanto non avviene poi nel cantato. Quello che non deve venir meno è l'ampiezza e la voluminosità di una voce. Non è pensabile che una voce molto forte e ampia nel parlato non mantenga le stesse caratteristiche nel cantato. Ma lo stesso carattere temperamentale deve, prima o poi, entrare nella vocalità generale. Una persona che quando si "infuoca" ci mette grinta, nervo, trasporto, non può poi diventare sempre timidina e "molliccia" nel canto; prima o poi dovrà inglobare tutti i caratteri e anzi farne tesoro nel canto. Viceversa, chi ha un modo di parlare riservato, introverso, dovrà modificare sostanzialmente questi aspetti nel canto, pena una vocalità poco comunicativa. Ma torniamo al punto principale. Quando si presenta un nuovo allievo, cosa posso cogliere dal suo parlato che mi potrà essere utile per la classificazione e l'educazione vocale? Posso sentire l'esistenza di eventuali difetti o vizi respiratori (ad es. ci sono persone che prendono fiato ogni due parole) e di tensione. Ma la cosa fondamentale è percepire se c'è un grado di appoggio. Se la voce parlata ha già un buon grado di appoggio, sarà più "vera", vale a dire avrà un minor scarto rispetto al cantato. Ma prima dobbiamo ancora fare una precisazione. Uomini e donne seguono strade un po' diverse. Come sappiamo il parlato è, nella stragrande maggioranza dei casi, di dominio del registro di petto (che per l'appunto noi definiamo "di voce parlata"). Ma è anche vero che le donne, e soprattutto i soprani, esplicano gran parte del canto, se non addirittura tutto, in registro di falsetto testa. Può darsi la possibilità che alcune donne parlino in falsetto (il che non è molto sano, se non c'è un apparato respiratorio fortemente sviluppato), e in questo caso il dubbio di classificazione è quasi nullo, ma è molto frequente che anche voci di petto molto accentuate si rivelino poi soprani e magari pure acuti. In questi casi la classificazione è da determinare in base a quanto l'allievo darà nel canto, però se il petto è già ben appoggiato sarà comunque un punto di partenza fondamentale. Non dimentichiamo infatti che esso rappresenta le fondamenta del canto. Può succedere, e forse non raramente, che tenori e contraltini parlino già in falsetto. Attenzione! Il falsetto non è necessariamente falsettino, dunque non si presenta come una voce vagamente femminile e acuta, ma può essere anche centrale, però con un carattere piuttosto diverso dal petto pieno, mancando mordente e soprattutto appoggio, perché è ben difficile che si possa parlare di falsetto in zona bassa appoggiando. Così come per i soprani, non è una situazione ottimale; possono subentrare difetti e persino patologie, a meno che, come sopra, non sia presente un apparato respiratorio molto ampio. Per contro sono voci che poi non incontreranno particolari difficoltà negli acuti.
Una domanda che ricorre è se il parlato, durante gli studi di canto, può cambiare. La risposta è sì, ma questo non deve far pensare a chissà quali rivoluzioni. In genere non cambia la zona (diciamo le note) su cui si parla; non cambia il carattere nè il colore. Quello che migliora è il sostegno. Col tempo ci si accorge che si può parlare a lungo sempre con l'ausilio di una buona "impalcatura" d'aria. Io ho insegnato durante tutto il periodo degli studi e anche dopo (per quindici anni), parlando tantissimo e anche frequentemente urlando. Non è mi mai (e sottolineo MAI) accaduto di perdere la voce, o di accusare problemi di qualsiasi tipo, sia nel parlare stesso che nel canto. Devo dire che, a parte le situazioni di raffreddori e influenze, raramente ho percepito anche stati di stanchezza (mi accade più sovente ora insegnando, dovendo fare esempi magari su tessiture improprie). La cosa che mi fa un po' innervosire è che la mia voce, anche in passato, è stata sempre piuttosto appoggiata (infatti non ho mai avuto problemi a farmi sentire anche parlando in pubblico), ma questo carattere non è stato considerato e sfruttato nei miei primi studi, anzi, nel canto mi trovavo molto spesso spoggiato. Del resto anche qualcuno tra i miei primi insegnanti parla frequentemente spoggiato, e questo ha avuto conseguenze anche nel canto.